Il tuo nome
Il tuo nome,
vorrei conservarlo
in una scatola
e riporlo accanto
al mio.
Custodire
in segreto
i tuoi sospiri.
Diventare
un corpo solo,
coniugarE
le mie vene
alle tue.
Vorrei adunare
in segreto
le tue parole,
scandirle
con la mia voce,
e sussurrarle,
infine,
al fruscio
del vento.
Davide Uria
Dalla Fase due alle due facce della realtà
Dopo le pene del lock down siamo entrati nella Fase 2, ma la sua presenza continua a occuparmi l’anima e col passare del tempo si fa sempre più chiara e ingombrante. In questi lunghi giorni di attesa ho cercato di conoscerla meglio per potermene liberare. Per cominciare mi sono sforzato di ricordare quando fosse entrata nella mia vita, l’ho trovata nei miei più lontani ricordi e ho finito per darle un nome. Così facendo ho potuto seguirne le mosse e immaginarne la fine.
La vedo già quando imparavo a lasciar cadere nel cappello del mendicante, soddisfatto del piccolo gesto e senza pormi domande, la moneta che mi porgeva la mamma, o giocavo coi soldatini e ne inventavo le gesta, così innocue, così divertenti, o mettevo a segno le piccole prevaricazioni ai danni dei compagni, che i genitori non mancavano di disapprovare, forse non sempre con la dovuta fermezza. Da piccoli si impara il mondo adattandolo alla propria immaginazione, che non corrisponde alla visione dei grandi.
Da adulto ho scoperto un mondo diverso, una realtà più complessa, principi sacri che producono situazioni perverse, belle parole che giustificano azioni orrende, scenari seducenti che nascondono paesaggi desolati, un mondo in cui appare inevitabile accettare le due facce di un’unica realtà.
Ho accettato questo stato di cose e quando mi è stato proposto il paradiso in terra, ho seppellito sotto millenni di polvere i sandali usurati del vecchio saggio e riempito di scarpe la casa, ho inneggiato alla crescita infinita e ignorato le sofferenze di quanti restavano indietro, ho permesso che i diritti venissero scritti su carta e la sete di potere giustificasse conquiste e di distruzione del creato.
Poi è venuta la pandemia. Dal silenzio delle città, dai messaggi di chi ha percorso strade deserte con la figura dolente o parlato in luoghi privi di spettatori ho sperato che, dopo, tutto sarà diverso, ma già vedo segni che quando tutto sarà finito, tanti propositi saranno dimenticati. Per me una cosa rimane certa, il mondo non è una medaglia cui non si possa togliere il rovescio. Ti ho riconosciuta e ti ho chiamata iperaccettazione, di te cercherò di salvare solo una faccia.
Gennaro Guida, Viareggio